11

A guardare le diverse espressioni dei nostri atleti si direbbe di no.

Fatica della Valle Intrasca

SOPPORTARE LA FATICA. Sul vocabolario ho trovato una definizione che recita: “Sostenere e tollerare con pazienza e coraggio uno sforzo fisico intenso”. Detta così, sembra che tutto sia relativo all’intensità dello sforzo. Ovviamente l’intensità è un parametro soggettivo, pertanto non può essere misurato e confrontato ed è solamente chi corre che può realmente valutarlo. Questa valutazione poi, è influenzata da molteplici fattori sia esterni che personali. Parlo dello stato di forma o delle condizioni climatiche, ma non è questo che mi interessa. Vorrei, invece, provare ad analizzare le reali sensazioni di sofferenza che ognuno di noi prova e sopporta durante una gara.

Proviamo a pensare di avere in testa un contagiri che ci indica lo sforzo che stiamo sostenendo. Secondo me, c’è una notevole differenza di funzionamento di questo contagiri tra gli atleti superallenati e i “tapascioni”.

Mi spiego.

Per i top runners questo contagiri ha un intervallo che va da 0 a 110% con la zona rossa che va dal 100 al 110%. Avendo un motore molto efficiente anche spingere fino ad arrivare al 110% causa uno sforzo sostenibile e assimilabile facilmente appena si ritorna sotto la zona rossa. Per i “tapascioni”, invece, questo contagiri ha una zona rossa che va fino al 140% in quanto, per brevi periodi, i muscoli sembrano poter sopportare lo sforzo, ma anche quando si ritorna al di sotto del 100% ormai il motore non riesce ad assorbire lo sforzo e la fatica diventa insopportabile.

A conclusione di questo ragionamento credo che solo noi poveri tapascioni sappiamo cosa sia la Fatica vera, quella con la “F” maiuscola, mentre i Top runners, ormai, se la sono dimenticata.

Il dibattito è aperto.

Massimo C.

Per avvalorare questa mia ipotesi ecco altre due foto emblematiche dopo tre ore di dura corsa.

  Kiaretta     Valle Intrasca scale

                             TOP                                                                    TAP

11 commenti
  1. kiaretta 19 giugno 2009 alle ore 13:35  

    Perfettamente d'accordo con Max, il vero problema è che per allenarsi come si deve bisogna già essere allenati...per me la fatica durante la gara non è tanto una fatica fisica ma mentale infatti mi faccio condizionare da quello che succede attorno o dalle mie "seghe mentali" (si può dire?)a volte mi capita di mollare perchè secondo me sono tutti più forti ma probabilmente questo dipende molto da come percepisco la mia forma infatti quando sento d star bene non ho paura di nessuno e questo si riflette sulla gara.
    Non credo che i top runner non soffrano la fatica, ho visto atleti stramazzare per terra. Credo tuttavia che la competitività e la voglia di vincere sia un meccanismo eccellente di autodifesa dalla fatica infatti di solito si molla quando la nostra mente è sicura di non poter vincere...Aiuto ho bisogno di uno psicologo!!!
    p.s. Top??? ih!ih!

  2. kiaretta 19 giugno 2009 alle ore 13:38  

    ma il Ferretti dov'è? é caduto?

  3. fff 19 giugno 2009 alle ore 13:57  

    cara la mia top (...a, ...olona, ...astra, ecc,ecc.,) il ferretti era ancora al ristoro precedente a gustarsi i pizzoccheri....

  4. Scheggia97 19 giugno 2009 alle ore 13:59  

    Maxxico, bravo, hai sollevato un bel quesito. Personalmente credo che i top runners facciano piu' fatica di noi, la posta in gioco è molto maggiore e la prestazione è tutto. Noi amatori facciamo fatica ma è una cosa voluta e non necessaria, quindi un piacere mascherato da fatica. Ho visto le espressioni dei top runners a una maratona di Milano un paio di anni fa e ti assicuro che erano vere maschere di sofferenza, su fisici perfetti oltretutto. Comunque lo sforzo di chiunque corra merita rispetto e denota una nobiltà d' animo non poi così comune. Buona fatica a tutti !!!!

  5. pilo966 19 giugno 2009 alle ore 15:01  

    Io concordo con Scheggia97.
    La ns fatica è tantissima ma un top runner come Tergat che sta facendo una volata di 2 Km nella maratona di NY e vince sull'avversario al foto finish ha fatto uno sforzo al 200% ed il suo avversario, purtroppo per lui, (vedi non ricordo neanche chi fosse il secondo)solo del 199%.
    Soprattutto tra le donne è facile vedere degli svenimenti causa sfinimento.
    Quindi direi che il top runners fa una fatica maggiore ma più concentrata (ci mette meno tempo), noi minore ma per maggior tempo.

  6. Max 19 giugno 2009 alle ore 15:14  

    Però, 1 minuto dopo l'arrivo hanno già recuperato in pieno e potrebbero ripartire. Per me occorrono due giorni per smaltire la fatica.
    E' solo questione di allenamento?!

  7. MISTER 19 giugno 2009 alle ore 15:48  

    Io penso che una persona più è in forma e più fa fatica, mentalmente si pone obiettivi sempre maggiori, quindi di conseguenza chi è più allenato fa più fatica sia che arrivi primo decimo o tra gli ultimi. Altra cosa è il recupero, quello lo si migliora solo con tanto allenamento, anche specifico. Esempio il fartlek è un allenamento che può fare al caso nostro.

  8. Max 19 giugno 2009 alle ore 16:01  

    No. Non sono d'accordo.
    Un fisico allenato è allenato anche alla sopportazione della fatica, quindi la percepisce con minor intensità.
    Basti pensare a quando si riprendono gli allenamenti dopo un lungo periodo di inattività. Anche solo piccoli sforzi richiedono una fatica enorme che si riduce via via che si rientra in forma.

  9. kiaretta 19 giugno 2009 alle ore 18:24  

    bè a livello di dispendio energetico un top runner avendo una corsa molto più economica consuma relativamente meno e la sua gara dura almeno la metà (penso ad una maratona)di un atleta comune... probabilmente "soffriamo" di più(o uguale o meno?) e recuperiamo in meno tempo perchè siamo meno allenati e sopratutto meno dotati...quindi...perla di saggezza...sotto con gli allenamenti!!! (senza parlare però solo di ripetute nè!!!!)

  10. fff 19 giugno 2009 alle ore 19:46  

    mah...non credo che a livello fisiologico ci siano così grandi tra top e tap
    un agonista, cioè che corre per professione o quasi, ha uno staff dietro di sè che lo mette in condizioni di essere pronto per quando occorre e di "ripristinarlo" in breve.
    L'amatore pur avendo magari un motore comparabile al top runner non ha possibilità di avere allenatore, fisioterapista, dietologo, psicologo, cartomante, e compagnia cantante, oltre al non trascurabile fatto che el va a laurà.
    per l'amatore la gara oltertutto è gravata spesso da stress psicologico; molti di noi bruciano una sciuerata di energie al solo pensiero di gareggiare, per l'agonista la gara è invece la fine di un lungo e stressante ciclo di duri allenamenti e quindi attesa con tutt'altro spirito.
    e poi, tornando al tema iniziale, conta molto l'età anagrafica e/0 l'età agonistica: dopo 20-25 o trenta anni che si corre, c'hai voglia di recuperare avendo tutti gli organi che bestemmiano dopo ogni allenamento!
    e già tanto che si ha ancora lo spirito fanciullesco di mettere scarpette e pantaloncini.
    ave o cesari

  11. Yeti 19 giugno 2009 alle ore 20:14  

    Mah....è vero che la soglia di sopportazione della fatica è soggettiva.Però è innegabile che i top nostrani,dopo ogni gara fanno Km e Km di deaffaticamento venendo in contro a quelli come mè.Io arrivo strisciando e di correre nianche parlarne,quindi a voi le CONCLUSIONI!